Come ogni anno ricorre il Primo Maggio, la storica festa dei lavoratori tanto sentita in Italia. In uno scenario che dovrebbe essere di gioia e riflessione per gli operosi, questo evento nazionale pare non rispecchiare in nulla la figura dell’attuale “persona lavoratrice”. E’ difficile festeggiare ora lo stato sociale del dipendente o dell’operaio, che sempre di più vede calpestati i propri diritti nel campo professionale. Ma oltre ai lavoratori delusi dobbiamo anche ricordarci del grande problema della disoccupazione, che sul territorio italiano ha raggiunto vette da record.
I nostri giovani sono costretti a emigrare all’estero per trovare un’occupazione, perché ormai in Italia nessun imprenditore vuole più assumere per i forti vincoli finanziari imposti alle imprese e alle aziende. Anche la competitività è diventata inumana nella ricerca di un lavoro, venendo a creare una “lotta tra poveri” nei vari strati sociali (toccando soprattutto i più disagiati).
Il collasso occupazionale avviene sotto lo sguardo attento di alcune sigle sindacali, che si riempiono la bocca di lavoro e occupazione ma che poi nelle azioni – quelle concrete – non fanno nulla per cambiare l’attuale realtà. Anzi, dopo gli ipocriti appelli poi sono i primi a disattendere i propri lavoratori e associati. Queste realtà difendono sempre meno il diritto e la dignità del lavoratore, con l’eccezione di pochissime realtà che invece coltivano le cause e i disagi dei propri colleghi/affiliati.
Investimenti milionari che tornerebbero utili per creare posti lavorativi o incentivare quantomeno la spinta alla creazione di nuove realtà occupazionali vengono sperperati o investiti in male. Mentre i soldi vengono barbaramente sprecati tra vizi e patetici concerti, molte persone bisognose sognano un lavoro e ricoprirebbero un qualsiasi mestiere per riinserirsi nella società (anche quelli più umili).
Non saranno certamente due canzoni al “Concerto del Primo Maggio” a risollevare il disastroso bilancio occupazionale italiano: provocatoriamente sarebbe bello vedere come la tanta partecipazione a questo evento fosse anche sentita in tutte quelle manifestazioni contro la disoccupazione italiana.
Viva l’Italia e buon Primo Maggio dell’ipocrisia!